Il femminismo speculativo (ma manco troppo) di Izumi Suzuki
e altre storie d’attualità che ho letto in giro
Non sapevo che diavolo scrivere per introdurre la penultima newsletter di quest’anno. Ho iniziato da appena un mese e mezzo, un po’ a caso proprio come iniziai a fare Japan Wildlife. Volevo che fosse tutto perfetto fin da subito, pur sapendo che sarebbe stato impossibile.
Per fortuna, proprio quel “caso” viene in soccorso e, soprattutto quando ti trovi a scrivere all’ultimo quello che avevi tempo di scrivere con settimane di anticipo, alla fine sono riuscita anche stavolta a mettere insieme i pensieri che finora avevo procrastinato.
Se siete informati, questa è super facile:
quale tra questi film dello Studio Ghibli non è stato candidato agli Oscar?
a. Il ragazzo e l’airone
b. Il castello errante di Howl
c. Si alza il vento
d. Princess Mononoke
La risposta è sempre al fondo.
La scintilla
In quest’ultimo periodo ho letto diverse notizie sul Giappone e sull’Asia, alcune molto random, altre decisamente meno e che dovrebbero essere guardate con maggior interesse da tutti. Quelle che mi hanno ispirata per questa newsletter, mi duole ammetterlo, sono state in realtà le più stupide, finché poi non mi è capitata anche una lettura specifica che alla fine mi ha portata a considerare tutto sommato ancora utile perfino il doom scrolling in cui a volte precipito.
Su TikTok, lo scorso mese ha iniziato a diffondersi maggiormente il Movimento 4B, originatosi in Corea del Sud a seguito di numerosi casi di femminicidi, molestie e revenge porn: bisekseu, bihon, bichulsan, biyeonae, “No al sesso, no al matrimonio, no ai figli e no agli appuntamenti eterosessuali”, sono i quattro “pilastri” che le donne americane hanno fatto propri attraverso la piattaforma, in particolare dopo la vittoria di Trump alle elezioni negli Stati Uniti.
Eleonora Zocca, autrice di Japanica qui su Substack, riassume molto bene in un suo Reel il movimento, la causa che vi è dietro e l’adozione di questo “sciopero”, riportando anche le parole di Giulia Siviero in Fare femminismo (che ora voglio assolutamente leggere per intero): “Se la sessualità è la causa fondamentale della subordinazione e dell’oppressione politica delle donne, il ripensamento e la rinegoziazione delle relazioni sessuali diventano delle pratiche di lotta e di resistenza politica capaci di aprire spazi di libertà per tutte le donne”.
Come per molte altre cose, trovo interessante e significativo che, in un Paese storicamente rilevante (nel bene e nel male) e che spesso si autoconsidera il centro del mondo, una fetta di popolazione si riveda e prenda esempio dal lato opposto del globo riconoscendo le proprie mancanze in termini di istanze. In questo caso per ribadire una proprietà individuale sul corpo e sulla sessualità, qualcosa che era molto chiaro già mezzo secolo fa - anche se non con queste parole e con questi bordi ben delineati - a personalità come l’autrice di Noia Terminale.
Noia Terminale: tutto meno che noioso, a tratti addirittura inquietante per la sua inaspettata contemporaneità
“Senza qualcosa da guardare non riusciamo a stare tranquilli”.
Ecco qua il nostro periodo storico riassunto in una riga di un racconto, scritto nei primi anni 80 da una donna dalla vita abbastanza incasinata e anticonformista.
Izumi Suzuki fu modella di nudo e attrice di pinku eiga ピンク映画 (un sottogenere di film erotici) in un periodo storico piuttosto tumultuoso per il Giappone, a livello sociale, gli anni 70, e le sue foto scattate da Nobuyoshi Araki ci raccontano qualcosa di lei durante tutta la sua carriera, compresa quella di scrittrice di fantascienza.
Nei suoi occhi è evidente la visione limpida del suo presente e del futuro, nonostante le variazioni psichedeliche immaginate nella raccolta di racconti Noia Terminale, tradotta in Italia grazie a ADD Editore e Asuka Ozumi. Come spiega quest’ultima nella Nota biografica alla fine del volume, erano arrivate in Giappone le voci dei movimenti femministi d’oltreoceano ed è forse anche per via di questa influenza che Suzuki scrive nel 1977 Un mondo di donne e donne, in cui ha preso piede una società lesbo-matriarcale in cui gli uomini sono isolati in una sorta di “ghetto” e le ragazze più giovani nemmeno ne conoscono l’aspetto.
L’eteronormatività e i ruoli di genere completamente sovvertiti e i diritti sul proprio corpo sono solamente l’inizio di questo primo libro di una trilogia (che confido vedremo completata), in cui Suzuki ha esplorato diversi futuri, se non addirittura mondi “alieni”, nei quali stile di vita, valori morali e società sono radicalmente cambiati, per non dire ribaltati come un calzino.
La frase che vi ho riportato qui sopra mi ha colpito tanto quanto il racconto di apertura. Appartiene infatti al settimo e ultimo racconto che dà titolo all’intero volume, in cui si sono alternate tematiche estremamente contemporanee come l’identità sessuale e di genere, la dipendenza (dai nostri schermi così come dalle sostanze), il bisogno fisico di alienazione (rappresentato talvolta dall’alieno stesso), le ossessioni (per il macabro, il sesso, la ricerca sfiancante di una pace interiore, le relazioni) e la saluta mentale.
Si tratta di fantascienza speculativa ma direi più che altro psicologica e sociale, perché non si appoggia sull’esistenza di nuove tecnologie o complete distopie, ma su argomenti di discussione che fanno parte del nostro quotidiano oggi più che mai, dopo 40/50 anni dalle prime pubblicazioni in Giappone dei racconti di Suzuki. Certamente i miei colleghi di Reading Wildlife ne saprebbero parlare ancora meglio e non ho dubbi che prima o poi lo faranno.
Ė chiaro che non sia una lettura per tutti, per quanto paradossalmente dovrebbe esserlo. Suzuki non si può leggere con disattenzione sia per via delle tematiche che propone, sia per via della sua prosa e di come ti porta direttamente dentro i suoi immaginari: non viene spiegato nulla, finché non leggi uno dei suoi racconti non saprai in che contesto ti trovi e nemmeno come ci si è arrivati, semplicemente saranno dettagli rivelati dai dialoghi e dalle situazioni narrate. Probabilmente per molti potrebbe essere necessaria una seconda lettura ma non la vedo come una cosa negativa: sono racconti provocatori, che vogliono proprio stimolare domande e pensieri critici su un futuro che per noi ormai è praticamente presente.
Rinnovo pubblicamente il mio ringraziamento a ADD Editore che mi ha inviato una copia del libro, cogliendo l’occasione anche per fare i complimenti per la loro collana Asia, sempre più ricca e con copertine assurde
Le news più stupide
Mi sembra giusto, per completezza, raccontarvi anche le altre notizie cui mi riferivo all’inizio. Vedrete, saranno ottimi spunti di conversazione per evitare di rispondere alle domande personali scomode dei parenti a Natale (non garantisco però su commenti razzisti e qualunquisti).
Verso fine novembre, un turista americano ha danneggiato un torii del Meiji Jingu, uno dei santuari più importanti di Tokyo, cosa che ha portato al suo arresto. Un’altra tizia, apparentemente un’influencer cilena, ha pensato bene di usare sempre un torii per fare qualche trazione. Non sono i primi casi di vandalismo e menefreghismo da parte di turisti e visitatori in Giappone - il peggiore probabilmente fu quello di Logan Paul nel 2017, quando lo YouTuber fece un video all’interno della foresta di Aokigahara (conosciuta come “foresta dei suicidi”) riprendendo il corpo di una persona defunta.
Anche qui in Italia abbiamo visto e subito tante di queste cose nelle città in cui il flusso turistico è maggiore (chissà quanti miei ex colleghi Cafoscarini avranno visto qualche turista tuffarsi nei canali) e ci siamo sempre indignati moltissimo.
Tuttavia sono qui anche per rimettere le cose in prospettiva e per par condicio condivido questa vecchissima, anzi preistorica, notizia di un insegnante giapponese che lasciò delle scritte sul Duomo di Firenze. Mi spezza però l’escalation che portò fino a quest’ultimo, che rischiava anche il posto: prima di lui, infatti, furono degli studenti a essere scoperti perché un loro connazionale inviò la foto delle scritte direttamente alla loro università. Se avete almeno una vaga idea di come funzionino l’istruzione e la società giapponese, capirete bene in che guai si siano trovati tutti loro.
Ogni volta che succedono questi fattacci, grazie ai mezzi di comunicazione rapida di oggi e i social, non solo è impossibile farla franca ma anche evitare il linciaggio mediatico. Spesso seguono video o dichiarazioni di scuse del tipo “non era intenzione mancare di rispetto”, ma la domanda, sempre quella, sorge spontanea: allora l’intenzione qual era?
Boh, di sicuro ora so qual è l’intenzione del Giappone per far fronte alla carenza di camionisti: creare una “strada a nastro trasportatore”. Tipo kaiten sushi, questo il pensiero che ho avuto leggendo la notizia su Il Post. Il primo paragrafo riporta così:
Il governo giapponese ha stimato che nei prossimi anni dovrà gestire una grave carenza di camionisti: non solo per l’invecchiamento della popolazione e per la scarsa attrattiva del settore per i lavoratori, ma anche per una legge approvata quest’anno che limita le ore di straordinario che i camionisti possono fare. Secondo un recente studio di un istituto di ricerca giapponese, entro una decina di anni ci sarà circa il 35 per cento in meno dei camionisti rispetto a quelli necessari per la consegna delle merci. Nel settore e fra i funzionari del ministero la questione è nota come “il problema del 2024”.
L’idea è quindi di creare una specie di autostrada per dei convogli automatizzati che dovrebbero sopperire a questi problemi logistici, oltre a ridurre sia traffico che inquinamento - visto che suddetti convogli avranno motore elettrico. I test dovrebbero iniziare tra il 2027 e il 2028 e negli anni Trenta dovrebbe essere completamente operativa la prima tratta, fra Tokyo e Osaka, la cui realizzazione si stima possa costare l’equivalente di circa 22 miliardi di euro.
Noi diremmo qualcosa di poco elegante per commentare questa cifra (e non solo), mi chiedo se i giapponesi invece si siano limitati a un più politically correct e sempreverde yabai やばい. Fatemi sapere i commenti a riguardo che vi farà quella zia che non si fa mai i fatti suoi.
Aggiornamenti
Sto leggendo…
Mentre termino la lettura di OTAKU di Hiroki Azuma, di cui vi ho accennato nella scorsa puntata di Japan Wildlife, avendo finito Noia Terminale comincio Intrigo a Tokyo (sempre citato in puntata) perché ho proprio voglia di terminare l’anno così come l’ho iniziato, ovvero un giallo!
Sto guardando
Il documentario Hayao Miyazaki e l’Airone
Ecco spiegata anche la domanda del quiz. Ironicamente ha lo stesso titolo che ho dato al primo episodio di Japan Wildlife di quest’anno quando andai a vedere il film in sala. Essendo ora su Netflix insieme agli altri film Ghibli, direi che anche per voi è giunto il momento di recuperarlo, guardare il documentario e poi riascoltare questa puntata.
Fatemi sapere cosa ne pensate del documentario. Inizia con immagini “forti”, non me l’aspettavo proprio.
Soluzione Quiz
La risposta è la D, Princess Mononoke, che alla prima distribuzione in Occidente non ebbe un gran successo al botteghino. Gli altri elencati invece hanno tutti ricevuto almeno la nomination e per me Si alza il vento avrebbe già meritato il premio a suo tempo, ovvero 10 anni fa.
Io e le mie ossessioni
A causa di questo Reel, mi è tornato in mente un gioco per cui ero presissima nel periodo dell’università: Mystic Messenger, credo il primo otome game che ho visto andare virale. Ben fatto sia nella grafica che nella trama, era veramente coinvolgente, soprattutto grazie alle chat e alle “finte” telefonate che si facevano con i personaggi. Intanto tu giocatorə potevi scegliere su quale dei ragazzi concentrarti di più (o meglio, scegliendo la route) e scoprire man mano la vera trama di tutto il gioco. Penso proprio ci rigiocherò, per vedere se potrebbe piacermi di nuovo, consapevole della sua unica vera difficoltà: le chat che si svolgevano anche alle 3 di notte. All’epoca mettevo addirittura una piccola sveglia per non perdermi la notifica e quindi i progressi di trama… oggi non so se ce la farei a reggere.
Should I open it? Or should I keep it sealed?: è una serie di Reel/TikTok di Deeppocketmonsterofficial, YouTuber che sbusta tantissime bustine di carte - soprattutto di Pokemon -, anche piuttosto costose, per scoprire cosa c’è dentro. A volte è fortunato e trova carte di alto valore, in altri casi ha una sfiga immensa. Sostanzialmente è una continua scommessa. Ormai è appuntamento fisso, perché la sigla è super catchy e i commenti della voce artificiale mi ammazzano dal ridere.
Anche per questa volta ho finito con i miei sproloqui, ma non temete: Japan Wildlife, col prossimo episodio, si prenderà una piccola pausa per le feste, mentre la qui presente Tanuki Monogatari continuerà ad arrivare nelle vostre caselle e io rimarrò raggiungibile nei DM di Instagram.
Se sei qui…
…è perché ti sei iscrittə a Tanuki Monogatari tramite il Substack di Japan Wildlife, oppure perché ti è stata inoltrata.
Tanuki Monogatari è per te che sei interessatə al Giappone, sì, ma non in modo superficiale: ti piacciono i collegamenti che si possono creare tra un argomento e l’altro, partendo da una tua passione, per poi scoprire cose nuove e arricchire il tuo bagaglio di conoscenze ed espandere i tuoi orizzonti.
Se conosci qualcunə che ama leggere e nutrirsi di idee, informazioni e riflessioni, potresti prendere in considerazione l’idea di consigliare l’iscrizione a Tanuki Monogatari, la newsletter del podcast Japan Wildlife, così da non perdere le prossime puntate e avere un amico tanuki che viene a trovarti ogni settimana.
Se vuoi sostenere ancor più concretamente il lavoro per Japan Wildlife, puoi lasciare una donazione su Ko-Fi
I nostri sponsor:
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Sinfonia del gusto: https://www.sinfoniadelgustoroma.it/
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