Negli ultimi due mesi ho letto molto più del solito, tra libri e articoli vari. Un po’ per recuperare terreno per la mia challenge annuale di lettura (spoiler: anche quest’anno non la completerò mai), un po’ perché ci avviciniamo alla fine dell’anno e questo significa che vi troverete presto il consueto episodio di Japan Wildlife di recap, utile anche per qualche spunto per i regali di Natale.
Anche stavolta, perciò, il tema è la letteratura.
Qual è l’opera considerata il primo “romanzo” della letteratura giapponese?
a. Bakemonogatari
b. Genji Monogatari
c. Heike Monogatari
La risposta è sempre giù in fondo. Se mi seguite da un po’, sono sicura che saprete rispondere!
Premi Nobel e coscienza storico-politica
Un po’ tardi per parlarne, direte voi. E invece no, perché questo riconoscimento internazionale fu istituito il 27 novembre 1895 e solo il 10 dicembre il premio verrà ufficialmente consegnato all’autrice: il Nobel 2024 per la Letteratura, infatti, è stato assegnato il 10 ottobre 2024 alla scrittrice sudcoreana Han Kang "per la sua intensa prosa poetica, che mette a confronto i traumi storici con la fragilità della vita umana'’.
Uno dei suoi romanzi più celebri, La vegetariana (2007), le è valso il Booker Prize e altri suoi lavori importanti includono Atti umani (2014), che affronta il massacro di Gwangju del 1980, e Lezioni di greco (2011), che ho notato essere la sua opera maggiormente ricordata, almeno in Italia, in occasione di questa premiazione. Personalmente ho intenzione da tempo di recuperare almeno La vegetariana, perciò è possibile che in futuro ne riparleremo. Anche perché tutti i romanzi tradotti di Han Kang sono tornati in prima fila sugli scaffali di qualsiasi libreria, perciò sarà facile trovarli se anche voi volete provare a leggere qualcosa di suo.


Intanto vi riporto l’inizio della newsletter In Asia del 12 ottobre, scritta da Junko Terao per L’Internazionale, per farvi almeno una vaga idea di che persona sia Han Kang:
”Quando due giorni fa, dopo aver saputo del Nobel, suo padre le ha telefonato consigliandole di organizzare una conferenza stampa, Han Kang gli ha risposto che non intendeva farlo, né avrebbe celebrato l’evento: “Come si può festeggiare mentre nel mondo sono in corso tragedie come la guerra in Ucraina e quella in medio oriente?”. A raccontarlo è lo stesso Han Seung-won, noto scrittore e padre dell’autrice sudcoreana insignita giovedì del più prestigioso premio mondiale per la letteratura. Visto che lei non l’avrebbe fatto, ha deciso di incontrare lui i giornalisti, convocandoli in una scuola di scrittura di Jangheung, nel sudovest della Corea del Sud. “Avrei voluto organizzare una festa per la gente di qui, ma mia figlia mi ha intimato di non farlo. ‘L’Accademia di Svezia non mi ha premiato per farci divertire’, mi ha detto, ‘ma perché rimanessimo più lucidi’”.
E qui trovate un articolo del New York Times (in inglese) che sottolinea cosa significhi questo riconoscimento per la Corea del Sud e la sua immagine culturale.
Ma visto che il nostro focus, qui, è il Giappone, voglio ricordare brevemente gli unici due Nobel per la Letteratura assegnati ad autori giapponesi, peraltro piuttosto diversi per i temi trattati e in opposizione per i loro discorsi al momento del ritiro del premio.
Yasunari Kawabata
A Kawabata fu consegnato il premio nel 1968, per la prima volta a un giapponese, “per la sua abilità narrativa, che esprime con grande sensibilità l’essenza del pensiero giapponese”. Qualcuno di voi potrebbe conoscere alcune delle sue opere più famose: Il paese delle nevi, La casa delle belle addormentate o La banda di Asakusa (che purtroppo risulta irreperibile da diverso tempo).
Il suo discorso al ricevimento del premio era intitolato Il Giappone, la Bellezza e io. Il fulcro era il Buddhismo Zen, di cui evidenziò le peculiarità rispetto ad altre correnti buddhiste. Secondo la sua interpretazione, dalla solitudine contemplativa di questa corrente buddhista poteva emergere la vera bellezza, un caposaldo anche della sua prosa e al centro di una ricerca costante in ogni forma artistica disponibile, comprese quelle da lui citate: la pittura, lo ikebana e la cura dei bonsai.


Sul sito ufficiale del Premio Nobel, è possibile leggere in inglese il suo discorso.
Kenzaburō Ōe
In seguito, è stata la volta di Kenzaburō Ōe, che ricevette il premio “per aver creato un mondo immaginario, dove la vita e il mito si condensano per formare un'immagine sconcertante della situazione umana di oggi”.
Il titolo del suo discorso richiamava direttamente quello di Kawabata: Il Giappone, l'ambiguità e io, evidenziando fin da subito le differenze che lo distinguevano dal suo predecessore. Il mondo raccontato da Ōe, nei suoi romanzi così come in questo discorso, non è “bello”, ma è più moderno e decisamente cambiato dall’esperienza della guerra, nonostante sembrasse già molto distante nel tempo.
Ōe si concentrò sulla sua esperienza personale e sulla sua visione del Giappone post-bellico. Oltre a parlare dell’esperienza con il figlio Hikari, nato con una grave lesione cerebrale, discusse del suo impegno contro il nucleare, tema centrale del suo libro Note su Hiroshima (1965). in cui riporta le testimonianze dei sopravvissuti e riflette sulle implicazioni morali e politiche di quell'evento tragico. Il suo appello per un mondo libero dalle armi nucleari rimane attuale ancora oggi, come dimostrato dal recente Nobel per la Pace.


Sul sito ufficiale del Premio Nobel, è possibile leggere in inglese anche il suo discorso.
Nihon Hidankyo
A proposito di Nobel per la Pace, è stata insignita del premio questa organizzazione di hibakusha, fondata allo scopo di promuovere l'abolizione delle armi nucleari. Per farla molto breve, gli hibakusha sono i sopravvissuti delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e la Nihon Hidankyo ha ricevuto il riconoscimento in virtù “degli sforzi per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e per aver dimostrato attraverso le testimonianze che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate”.
Sappiamo bene che, con le guerre in corso vicino a noi, il timore del riutilizzo di tali armi è sorto più volte nelle menti di molti. E abbiamo capito che i giapponesi ricordano chiaramente la sofferenza causata dalle bombe atomiche, tanto che a suo tempo si formò una vera e propria corrente letteraria, la Genbaku bungaku: abbiamo citato Note di Hiroshima, ma si va da opere come La pioggia nera di Masuji Ibuse o Città di cadaveri di Yōko Ōta ai manga come Gen di Hiroshima di Keiji Nakazawa, passando anche per il cinema di registi quali Akira Kurosawa con Rapsodia in agosto.
Tramite queste storie è impossibile non cogliere un sentimento collettivo di dolore immane che ancora permane non solo nei sopravvissuti, ma nell’intero popolo giapponese. Un premio, insomma, assolutamente giusto ma che ha sorpreso l’organizzazione stessa, consapevole come Han Kang di ciò che sta avvenendo in Medio Oriente e in Ucraina.
La domanda che ci lasciano questi premi Nobel, in effetti, è: se oggi ci chiediamo come sia stato possibile permettere una tragedia come quella di Hiroshima e Nagasaki, cosa scriveremo e cosa penseremo di questo periodo storico e di ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi?
Inoltre trovo siano ottimi esempi per ricordarci, come sta accadendo anche con alcuni TikTok che mi sono capitati, che la letteratura, la lettura e la sua discussione critica sono sempre atti politici e soprattutto queste occasioni internazionali sono luoghi in cui sollevare istanze fondamentali che, purtroppo, vengono costantemente calpestate.
Aggiornamenti
Sto leggendo
Gokurakugai
Lessi per caso la one-shot e sono felice che ora sia disponibile anche in italiano sotto etichetta Panini (speriamo bene). Si tratta di uno shōnen che effettivamente consiglierei, come scrivono sul sito della casa editrice, a qualcuno che ha amato Demon Slayer, Jujutsu Kaisen ma direi anche altri titoli come Beastars.
Alma e Tao sono personaggi molto interessanti e carismatici, che hanno a che fare soprattutto con demoni chiamati maga, spesso causa di sparizioni e omicidi. La loro agenzia di “mediazione” è situata nel Gokurakugai, un quartiere misterioso e oscuro come i casi su cui indagano. Sono proprio curiosa di vedere dove andrà a parare questa serie.
I delitti della casa decagonale di Yukito Ayatsuji
Contro ogni aspettativa, ha uno stile piuttosto asettico. Vuole chiaramente essere un omaggio ai grandi giallisti occidentali (tanto che i personaggi protagonisti assumono il nome di alcuni di essi come “eredità” dagli ex membri del club di cui fanno parte) e in particolare ad Agatha Christie e il suo Dieci piccoli indiani. Tuttavia non ho percepito il tono più vispo dei romanzi in cui, per esempio, è protagonista Poirot. In generale ho anche percepito meno suspense e vera curiosità nel voler scoprire chi si cela dietro gli omicidi di cui si parla.



Sto guardando
Frieren
L’ho evitato a lungo a causa dell’ambientazione fantasy, pur sapendo che questa fa più da contorno al viaggio della combriccola dell’elfa protagonista e alle tematiche legate alle relazioni, i ricordi, la morte e il lutto, l’amicizia, la crescita personale. Mi sono subito ricreduta e lo sto apprezzando molto, i character design sono piuttosto curati e originali e la regia è coinvolgente. Non l’avrei mai detto ma questa sarà per me uno di quegli anime cozy che mi fanno pensare “Mi mancheranno tutti” quando li finisco.
Soluzione Quiz
La risposta giusta è la B, il Genji Monogatari, che narra la vita di Hikaru Genji, le sue vicende amorose e i costumi della società di corte dell’anno 1000 in Giappone. Consta di 54 capitoli e presenta una complessità mai vista fino a quel momento, per quanto riguarda caratterizzazione dei personaggi, stile e contenuti. Praticamente qualsiasi cosa scritta in seguito, compresi i romanzi contemporanei e i manga, si rifà o rimanda a quest’opera di grandissima importanza culturale e letteraria.
Io e le mie ossessioni
Questo negozio francese di oggetti vintage e usati giapponesi: l’ho scovato a Lucca Comics all’interno della Japan Town, pieno di statue e statuine, bambole kokeshi, scatole per il bentō, piatti e ciotole, addirittura un set di pedine per il go… . Su Ebay al momento hanno messo pochi pezzi e molto costosi, ma non riesco a fare a meno di ripensare alle kokeshi che avevano in esposizione e a quel set di go.
NANA è un manga che oggettivamente mi ha segnata come lettrice, è il mio impero romano. Su tre newsletter che ho inviato finora, è già la seconda volta che lo cito, per dire. Se nel primo caso parlavo di una “semplice” candela a tema, ora si tratta di una specie di leak, assolutamente non ufficiale: secondo questo account X, infatti, Shueisha avrebbe finalmente chiuso un accordo per far riprendere il manga in una delle sue riviste, forse tra 2025 e 2026.
Ora, questo account pare condivida spesso notizie simili che risultano veritiere per pura coincidenza. Pure in questo caso non viene indicata alcuna fonte certa, quindi - nonostante sia stata la prima a impazzire lì per lì - direi di tenere a freno l’entusiasmo… sigh.
Anyway, se per caso non ricordate a che punto siamo rimasti, cioè un momento tragico clamoroso, ecco qui un articolo dove vi rinfresco la memoria.
Ho l’impressione che parleremo spesso di letteratura su questi lidi - principalmente giapponese ovviamente -, forse perché finalmente anch’essa sta ricevendo un po’ di meritata attenzione. Certo non come vorrei, ma ci sarà occasione col nuovo anno per parlare anche di questo…
Se sei qui…
…è perché ti sei iscrittə a Tanuki Monogatari tramite il Substack di Japan Wildlife, oppure perché ti è stata inoltrata.
Tanuki Monogatari è per te che sei interessatə al Giappone, sì, ma non in modo superficiale: ti piacciono i collegamenti che si possono creare tra un argomento e l’altro, partendo da una tua passione, per poi scoprire cose nuove e arricchire il tuo bagaglio di conoscenze ed espandere i tuoi orizzonti.
Se conosci qualcunə che ama leggere e nutrirsi di idee, informazioni e riflessioni, potresti prendere in considerazione l’idea di consigliare l’iscrizione a Tanuki Monogatari, la newsletter del podcast Japan Wildlife, così da non perdere le prossime puntate e avere un amico tanuki che viene a trovarti ogni settimana.
Se vuoi sostenere ancor più concretamente il lavoro per Japan Wildlife, puoi lasciare una donazione su Ko-Fi
I nostri sponsor:
Dirim: https://www.dirim.it/
Granduomo: https://www.granduomocatania.it/
Sinfonia del gusto: https://www.sinfoniadelgustoroma.it/
Per suggerimenti e segnalazioni scrivi a alessia.trombini@staynerd.com